Quanti di voi nel pianificare il viaggio a Mandalay hanno sentito parlare dei Monaci di Amarapura, oggi vi racconteremo la nostra esperienza.
Durante il nostro recente tour in Myanmar, abbiamo avuto la fortuna di visitare Amarapura, un piccolo villaggio non lontano dalla vivace città di Mandalay. Amarapura, conosciuta per il suo storico ponte di legno, è un luogo in cui la spiritualità e la serenità si fondono creando un’atmosfera indimenticabile.
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Una delle esperienze più toccanti del nostro viaggio si è svolta un mattino, alle 10:15 in punto. Come per magia, la vita del villaggio sembrava sincronizzarsi al ritmo di una campana lontana. Era l’annuncio del “Pindapata”, il pasto principale della giornata per i monaci di Amarapura buddisti che vivono nel monastero del villaggio.
In quella mattina luminosa, abbiamo assistito a una processione di monaci di Amarapura, giovani e anziani, vestiti con abiti color zafferano, con le ciotole per il cibo saldamente strette nelle mani. Il silenzio era solo rotto dal leggero tintinnio delle ciotole di metallo e dal fruscio dei loro passi sul viale polveroso. Non c’era fretta, solo una calma pacifica che sembrava avvolgere tutto come un caldo mantello.
Il rito del Pindapata, che abbiamo avuto la fortuna di osservare, è un bellissimo esempio di reciprocità e umiltà. I fedeli del villaggio si radunavano lungo il percorso della processione, offrendo cibo ai monaci. Questo gesto di donazione non solo provvede al sostentamento dei monaci, ma rappresenta anche un modo per i laici di accumulare meriti spirituali secondo le credenze buddiste.
L’atmosfera di rispetto e devozione era palpabile. Ogni gesto, ogni sguardo era carico di un profondo significato spirituale. Il ricordo di quei volti pacifici e sereni, la dignità con cui accettavano le offerte, resterà impresso nei nostri cuori per sempre.
Il rito del Pindapata è un elemento chiave della vita monastica nel buddismo Theravada. Mentre l’atto di ricevere cibo e necessità da laici è ben conosciuto, ci sono alcuni aspetti meno noti di questo rito che meritano attenzione:
- Rigore e disciplina: Durante il Pindapata, i monaci di Amarapura non possono chiedere cibo specifico o preferito. Devono accettare qualsiasi cosa venga offerta loro, a meno che non sospettino che l’offerta sia stata ottenuta in modo immorale o dannoso.
- Una forma di meditazione: Il Pindapata non è solo un mezzo per ottenere cibo. È anche considerato una forma di meditazione. I monaci devono concentrarsi sul momento presente e sul loro cammino, mantenendo una mente vuota di desideri o aspettative.
- Interdipendenza con la comunità laica: Il Pindapata è un forte promemoria della reciproca dipendenza tra la comunità monastica e laica. I monaci dipendono dai laici per il cibo e le necessità materiali, mentre i laici ricevono insegnamenti spirituali e la possibilità di fare meriti donando ai monaci.
- Senza discriminazione: Il cibo raccolto durante il Pindapata viene poi mescolato e condiviso tra i monaci del monastero. Questo simbolizza l’uguaglianza e la mancanza di discriminazione all’interno della comunità monastica.
- Significato del nome: “Pindapata” è una parola pali che si riferisce letteralmente all’atto di mettere cibo in una ciotola. “Pinda” significa un pezzo di cibo e “pata” significa ciotola o piatto.
Ma la nostra esperienza a Amarapura non si è limitata solo a questo. Il villaggio è anche la casa del ponte U Bein, una struttura di teak che attraversa il lago Taungthaman. Lungo più di un chilometro e mezzo, il ponte offre un luogo ideale per riflettere sulle esperienze vissute durante il giorno. Ammirare il tramonto dal ponte, con il cielo che si tinge di sfumature rosso-arancio, è stata un’esperienza altrettanto meditativa e memorabile.
La nostra visita a Amarapura è stata un viaggio dentro la profondità del buddismo, una rara opportunità di vivere la spiritualità quotidiana che pervade la vita monastica. La bellezza di Amarapura e la sua gente rimarrà per sempre nei nostri cuori, un ricordo prezioso del tempo trascorso in questa terra magica.
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